Ci ha appena lasciati e già ci manca immensamente Robert Redford, non solo per i suoi personaggi indimenticabili, il truffatore guascone de "La stangata", il bandito gentiluomo Sundance Kid di "Butch Cassidy", il Condor, Bob Woodward di "Tutti gli uomini del Presidente", il magnetico miliardario di "Proposta indecente", ma anche per la sua visione illuminata del cinema. Regista raffinato, Premio Oscar con l'esordio "Gente comune", ha portato sullo schermo romanzi popolari come "In mezzo scorre il fiume", "L'uomo che sussurrava ai cavalli" e "La leggenda di Bagger Vance", sempre storie che interrogano i valori e le contraddizioni della sua America, come anche "Leoni per agnelli", "The Conspirator" e "La regola del silenzio". Credeva in un cinema libero, capace di incidere sulla realtà e confrontarsi con la storia collettiva: anche per questo, dagli inizi degli anni '80, è stato l'anima e il cuore del Sundance Film Festival, che ha supportato e dato visibilità a centinaia di registi indipendenti. Continuando sempre a impegnarsi e a esporsi in tante battaglie sui diritti civili e per la causa ambientale. Redford ha ricevuto un solo altro Oscar, alla carriera, nel 2022, ma nel suo palmarès ci sono anche una vittoria al David di Donatello come Miglior attore straniero nel 1974 per "La stangata", e una candidatura nel 1986 per "La mia Africa". Lo ricorderemo sempre come una leggenda che ha fatto grande il cinema, ma anche come un uomo che è riuscito a migliorare, almeno un po', il mondo di tutti.